COSTA D'AVORIO: UN VIAGGIO NELLA SPERANZA

Il progetto umanitario avviato in Costa d’Avorio, con la costruzione del Presidio Sanitario e con le varie iniziative ad esso connesse, rappresenta a tutt’oggi il più complesso ed ambizioso di Missione Futuro Onlus. Un progetto reso ancora più impervio dall’impossibilità di essere personalmente presenti in loco, come vorrei e come sarebbe necessario. Ogni qualvolta è stato possibile, però, mi sono recata nel Paese che abbiamo scelto, insieme alla dirigenza dell’AEREC, come uno dei luoghi ove è indispensabile fare arrivare il nostro lavoro per poter dare speranza e fiducia ad una popolazione che tanto ha sofferto e continua a soffrire. Un viaggio breve, quest’ultimo che ho affrontato, ma ricco di momenti significativi, che mi ha confermato la bontà della nostra scelta e che mi ha dato nuovi stimoli per portare a compimento i nostri progetti.
Uno degli impegni prioritari che mi hanno portato nuovamente in Costa d’Avorio è stato quello di presiedere alla consegna del materiale che ci è stato generosamente donato dall’Aeronautica Militare Italiana e sul quale abbiamo dato ampi ragguagli nei numeri scorsi del Giornale dell’Accademia.

Venerdì
Il mio primo appuntamento ad Abidjan, come sempre amorevolmente assistita dall’Abbè Akwadan, nostro prezioso riferimento locale, è stato il venerdì mattina con Sua Eminenza il Cardinale Bernard Agre, che mi aspettava nel suo ufficio presso la Cattedrale e con il quale abbiamo messo a punto gli ultimi dettagli sulla Cerimonia Ufficiale di Consegna programmata per il lunedì successivo. A Sua Eminenza ho manifestato il mio dispiacere per non aver potuto informare e coinvolgere tutte quelle persone, che in Italia, hanno contribuito alla riuscita dell’operazione, soprattutto i generali dell’Aeronautica Militare Italiana. In realtà, la data di consegna è stata fissata con brevissimo anticipo, per evitare una fuga di notizie verso malintenzionati, considerato l’alto valore dei materiali conservati nei sette containers da 40 piedi che erano arrivati poche settimane prima nel porto di Abidjan e che ora sono stipati presso i magazzini della procura.
Dopo aver salutato i religiosi che hanno profuso il loro impegno nell’operazione ed aver preparato i comunicati per i giornali con l’addetto stampa, mi sono recata in procura per un sopralluogo ai magazzini. Qui ho verificato che il materiale era stato già diviso e preparato per le 14 diocesi sparse per tutto il Paese alle quali era destinato, pronto ad essere caricato sui camion della Caritas, due dei quali sarebbero stati parcheggiati simbolicamente sul piazzale della Cattedrale durante la cerimonia.
Nella circostanza, ho voluto ringraziare le operatrici della Caritas e dell’Associazione Cattolici di Abidjan che si sono preoccupate per molti giorni di smistare i materiali tenendo conto delle varie esigenze da parte delle diocesi ed i guardiani che si sono alternati giorno e notte per sorvegliare i magazzini.
Dopo aver pranzato con le religiose dell’Istituto delle suore di S. Maria Consolatrice, che sempre mi ospitano e mi ricoprono di affetto e di attenzioni nel corso delle mie missioni in Costa d’Avorio, vengo raggiunta da Marius Assemian, già primo Consigliere presso l’Ambasciata Ivoriana in Italia, nostro amico e sostenitore da tanti anni, da poche settimane rientrato definitivamente nel suo paese. Sarà lui ad accompagnarmi ed affiancarmi negli appuntamenti ufficiali previsti per i prossimi giorni e sarà lui a farsi carico di rappresentarci nei prossimi mesi, seguendo le pratiche che stiamo avviando per ottenere una convenzione con il Ministero della Sanità, il riconoscimento ufficiale di Missione Futuro presso il Ministero degli Affari Esteri Ivoriano ed il Ministero per l’Amministrazione Territoriale e la Decentralizzazione.

Sabato
Il giorno seguente, sabato, è un giorno molto speciale per la comunità cattolica ivoriana. Saranno infatti consacrati dieci nuovi preti nell’immensa cattedrale di Abidjan, inaugurata 10 anni fa da Giovanni Paolo II e sarà dato l’annuncio ufficiale, da parte di Sua Eminenza il Cardinale Agre, della cerimonia di lunedì. La cattedrale, capace di ospitare oltre 5 mila persone è gremita ed io mi accorgo di essere probabilmente l’unica donna europea presente. La Cerimonia è davvero emozionante, scandita, come si usa qui, da canti e balli al termine dei quali ci rechiamo presso la residenza privata di Sua Eminenza che, nonostante l’importanza dell’evento e i suoi relativi impegni, mi ha voluto ospite di un pranzo ristretto a pochi ospiti.
Nel primo pomeriggio Abbè Akwadan, insieme al costruttore del Presidio Sanitario Sig. Bamba, mi accompagna a Songon dove vengo accolta come sempre dagli anziani e dalle donne del villaggio. Le prime persone che voglio incontrare sono Suor Rita, che è diventata nel tempo un punto di riferimento per tutte le donne del villaggio e la piccola Sabin, cui sono particolarmente affezionata. Insieme alle donne del villaggio mi reco nel noviziato dove si è trasferita Suor Rita, sorto recentemente sullo stesso terreno che ospita il nostro ospedale, per poter meglio seguire i lavori di rifinitura.
Con le donne di Songon torniamo a parlare del progetto che stiamo sviluppando già da tempo, legato alla coltivazione e alla lavorazione del tubero manioca. Insieme ai dettagli dell’operazione, discutiamo anche di formazione, di alfabetizzazione, della necessità di aprire un asilo nido e alcuni piccoli laboratori artigianali.
I capi villaggio, anche loro presenti, si impegnano a fornirmi al più presto le informazioni che ho chiesto per poter procedere nel progetto che dovrebbe garantire un adeguato sviluppo sociale ed economico.

Domenica
La giornata di domenica inizia con la messa domenicale in parrocchia, che come sempre è una vera e propria festa scandita dal tradizionale suono dei tamburi. Tutta la comunità appare felice di rivedermi, soprattutto i bambini e le bambine ai quali, come consuetudine, distribuirò caramelle dopo la Messa.
Nonostante il clima di festa, io sono però preoccupata dalle condizioni di salute della piccola Sabin che accusa un forte dolore alla gamba, forse una conseguenza di una caduta avvenuta il giorno prima. Chiedo così di poterla accompagnare, insieme al parroco, ad un “pronto soccorso” pubblico che dista qualche chilometro dal villaggio.
Qui mi rendo conto, ancora una volta, di quanto sia drammatica la situazione sanitaria del luogo: la struttura presso la quale portiamo Sabin, infatti, è estremamente sporca e malandata, gli strumenti sono arrugginiti, i lettini usurati, i medici assenti. Fortunatamente è disponibile un infermiere di turno il quale dimostra una certa esperienza e che mi spiega che una vecchia ferita alla caviglia di Sabin le ha provato una insetticimia. Dopo aver pulito la ferita scoprendola fin quasi all’osso, l’infermiere prescrive degli antibiotici ed antinfiammatori che da lì a breve mi sarei procurata. Ringrazio la Divina Provvidenza per essermi trovata lì in quel momento, perché senza questo tempestivo intervento, la bambina sarebbe morta entro pochi giorni, non avendo la sua famiglia neppure il denaro necessario per acquistare i farmaci. Ecco in che condizioni si trova la Costa d’Avorio: sapeste quanti decessi avvengono in seguito a piccole ferite che non vengono disinfettate! La stessa madre di Sabin è morta appena quattro mesi fa all’età di 38 anni, lasciando 5 figli, per un cancro alla gamba scoperto in ritardo e malcurato. Tornando dal pronto soccorso mi intrattengo con il papà di Sabin, che non riesce a nascondere l’immenso dolore che prova per la perdita della moglie. Già alcuni anni fa, i genitori della bambina mi avevano chiesto di prenderla con me per garantirle un futuro migliore ma le leggi in vigore sono troppo rigide.
Nel pomeriggio ho un sopralluogo del cantiere con il Sig. Bamba, il costruttore dell’ospedale e con il Presidente dell’Associazione dei Medici Ivoriani, che si sta occupando della convenzione con il Ministero della Sanità. Il Sig. Bamba mi mostra i lavori eseguiti, che incontrano la mia approvazione, ed insieme discutiamo di alcune modifiche legate alle ripartizioni dei vari locali destinati al Pronto Soccorso, alla prevenzione e vaccinazione, alla sala visite, alla sala travaglio, alla sala parto e alla puericultura, alle ospedalizzazione femminile e maschile (che sarà comunque limitata ai casi più gravi e solo per un periodo limitato), al laboratorio analisi ed indagini, alla stanza riservata alle visite oftalmiche e dentistiche.
Osservo che l’opera è quasi completata, noto un controsoffitto molto bello, fatto con piastrelle di legno, decidiamo di aggiungere alcune prese elettriche e stabiliamo che nel cortile verrà allestito uno spazio destinato ai familiari dei degenti. Allo stato attuale – ma non è poco - mancano il pavimento e i rivestimenti, le porte e finestre. In compenso, abbiamo finalmente l’acqua corrente, installata dal Comune.

Lunedì
Il lunedì è il giorno della cerimonia ufficiale di consegna dei materiali, che avviene in una sala della cattedrale mentre dal piazzale antistante partiranno i primi due camion per la loro destinazione. Oltre a Sua Eminenza, sono presenti anche autorità del governo come il Ministro della Solidarietà, Mme Ouhouchi Clotilde Yapi, nostra vecchia conoscente che alcuni anni fa ha anche partecipato ad una Convocazione Accademica dell’AEREC a Roma, il Ministro del Culto, Désiré Gnonkouté, un rappresentante della First Lady, l’Ambasciatore italiano S.E. Giovanni Polizzi. Le autorità religiose sono rappresentate dal Presidente della Conferenza Episcopale, da un arcivescovo, da tre vescovi e da tanti religiosi e sacerdoti rappresentanti di tutti i culti: l’Imam, il rabbino, il capo della comunità buddista. E poi tanti cittadini e cittadine di Abidjan, diversi giornalisti e la televisione pubblica. Mi colpisce soprattutto la presenza dei rappresentanti ai massimi livelli delle altre religioni, il segno che il lavoro di Sua Eminenza si sta svolgendo nel solco di quanto perpetuato dal Santo Padre Giovanni Paolo II. Durante la Cerimonia vengo invitata anch’io a pronunciare un discorso, che non senza qualche difficoltà faccio in francese, che qui capiscono tutti.
Alle ore 15.30 vengo ricevuta, insieme all’Abbè Akwadan e a Marius Assemian da S.E. Giovanni Polizzi, Ambasciatore d’Italia in Costa d’Avorio, insediatosi da pochi mesi. L’ambasciatore, con il quale si instaura da subito un rapporto amichevole, ci esprime il suo compiacimento per un’operazione così importante quale quella che abbiamo condotto in porto, così come per il lavoro che sta svolgendo l’AEREC e Missione Futuro in altre parti del mondo. Egli inoltre ci promette piena collaborazione per tutto ciò di cui potremo avere bisogno in futuro. La conversazione si sofferma anche sull’attuale situazione del Paese, che potrebbe degenerare nei prossimi mesi in seguito alla scadenza del mandato del Presidente Laurent Gbagbo prevista per il prossimo 30 ottobre.

Martedì
Martedì, sempre insieme ai miei amici ci rechiamo da un frate cappuccino che avevo conosciuto il giorno prima alla Cerimonia in cattedrale e al quale avevo promesso di fare visita. Padre Antonio è uno dei responsabili del “Centre Antiulcere de Buruli”, una struttura accogliente, pulita e molto ben organizzata che accoglie malati di “ulcera Buruli” provenienti da tutto il paese. Questa malattia si manifesta attraverso un nodulo nel quale si annida e si sviluppa un mycobatterio che libera delle tossine che provocano grandi edemi e necrotizzano il tessuto epidermico aprendo piaghe profonde ed aperte che spesso possono interessare fino ad un quarto del corpo. Oltre all’epidermide, la malattia danneggia anche le ossa, muscoli, nervi e tendini che ritirandosi provocano malformazioni alle articolazioni come mani e piedi.
Al mio arrivo, padre Antonio mi fa visitare la struttura che comprende ambulatori e fisioterapia, ove si praticano lavaggi con fanghi verdi importati dalla Francia (che hanno grandi effetti ma ufficialmente sono ancora sotto sperimentazione) fino alle camere che ospitano i casi più gravi ed alle sale operatorie. Al termine della visita, sotto un pergolato, ci sono decine di bambini con evidenti segni della malattia che non impedisce loro di accoglierci festosamente, con canti, balli e poesie.
Nel primo pomeriggio, quindi, l’incontro con il Ministro della Sanità, Albert Toikeusse Mabri, che avevo già incontrato durante i nostri precedenti viaggi. Egli è già perfettamente al corrente dei nostri progetti e io lo aggiorno sullo stato dei lavori dell’ospedale quasi ultimato, insistendo sulla necessità di perfezionare le pratiche della convenzione per permetterci di poter utilizzare il personale locale. Egli ci promette che sarà presente il giorno dell’inaugurazione e che nell’occasione firmerà personalmente l’ultimo atto della convenzione. Apprendo anche che la guerra ha fatto riemergere malattie che si credevano debellate con le vaccinazioni, come il polio, la febbre gialla, il colera, il tifo. Che, insomma, l’emergenza sanità nel Paese è altissima.
Un’ora dopo siamo in compagnia del Ministro della Solidarietà, Mme Ouchoui Clotilde Yapi. Anch’essa è molto preoccupata per la situazione sanitaria del paese, specialmente per il nuovo fenomeno degli sfollati dal nord del Paese che si trovano a convivere in decine in spazi estremamente ridotti senza servizi igienici né acqua potabile. Stabiliamo di formalizzare un accordo di partnership una volta che Missione Futuro sarà riconosciuta ufficialmente nel paese e a questo proposito convoca nell’ufficio l’addetta che cura i rapporti del Ministero con le ONG.
Più tardi incontriamo nuovamente Sua Eminenza il Cardinale Agre con il quale pianifichiamo le azioni future. Mons. Agre tra pochi mesi andrà in pensione ma non per questo smetterà – anzi pensa di intensificare – il suo impegno umanitario.
A cena siamo da Mme Madeleine Yao che, in qualità di Presidente dell’Associazione Cattolici di Abidjan, ha coordinato la distribuzione dei materiali che abbiamo donato fra le 14 diocesi del paese. Mme Yao è anche Consigliere Speciale del Primo Ministro nell’ambito delle Relazioni con l’Unione Europea e la Cooperazione Bilaterale.

Mercoledì
L’ultimo giorno di permanenza ad Abidjan, mercoledì, ho dovuto disdire alcuni appuntamenti a causa di un terribile nubifragio che ha colpito la città paralizzando il traffico.
Solo verso la fine della mattinata riesco a raggiungere Sua Eminenza per i saluti e per ritirare le lettere di ringraziamento per le persone e per gli enti che hanno collaborato all’operazione. Dopo aver ripercorso i momenti vissuti insieme negli ultimi giorni Sua Eminenza, secondo le tradizioni locali, mi nomina sua “figlia”, un gesto di grande affetto che mi commuove.
Gli ultimi incontri, prima della partenza, sono con il Sig. Bamba, che ha passato la notte a lavorare sulle modifiche da apportare sulla struttura a Songon e che ora mi mostra i conteggi e i disegni e con il Presidente dell’Associazione dei Medici della Costa d’Avorio che mi consegna i moduli e l’elenco dei documenti che dobbiamo produrre per formalizzare la convenzione con il servizio giuridico del Ministero della Sanità, impegnandosi a seguire personalmente le pratiche nei prossimi mesi.