LE DONNE D'AFRICA

Il nuovo appuntamento dell’AEREC con i grandi temi legati alla cultura, all’economia e alla società ha avuto luogo nella Sala delle Colonne della Camera dei Deputati venerdì 30 novembre alla presenza di Accademici giunti da ogni parte d’Italia, nonostante i disagi creati dallo sciopero generale dei trasporti e di numerosi e prestigiosi ospiti, tra i quali alcuni Ambasciatori di paesi africani. Presenza, quest’ultima, intimamente legata al tema della Conferenza promossa dall’AEREC insieme a Missione Futuro ONG e alla fondazione I Sud del Mondo Onlus,: “Le donne d’Africa. Le imprese per il riscatto sociale”.
Dopo le presentazioni dei conferenzieri da parte del Cerimoniere dell’AEREC, l’Avv. Flaminio Valseriati, il tema del Convegno è stato introdotto dal Presidente dell’Accademia Ernesto Carpintieri, il quale anche a nome della Presidente di Missione Futuro ONG Carmen Seidel, ha illustrato scopi e progetti di quello che da sempre è il “braccio umanitario” dell’AEREC

“Missione Futuro ONG - ha esordito il Presidente - è un’organizzazione non governativa riconosciuta dal Ministero degli Esteri e finanziata esclusivamente dagli Accademici, con i cui contributi siamo riusciti, tra l’altro, a costruire un presidio sanitario in Costa d’Avorio. Nello stesso villaggio inErnesto Carpintieri cui ha sede quest’ultimo, Songon, oggi Missione Futuro sta seguendo il progetto della Cooperativa Apopoli, costituita da 500 donne di 5 villaggi molto poveri che nell’insieme compongono il comune di Songon, una zona rurale a circa 30 chilometri da Abidjan. L’obiettivo specifico è dotare la cooperativa delle donne di Songon di mezzi tecnici ed umani necessari per assicurare un avviamento ed un funzionamento duraturo delle loro attività produttive. Le donne della zona tradizionalmente acquistano nei villaggi ‘ébrié’ di Abidjan il tubero manioca e lo trasformano in ‘attiéké’ rivendendo il prodotto individualmente al dettaglio ad Abidjan. Lo scopo del progetto che stiamo sostenendo prevede di aumentare la coltivazione, trasformazione e commercializzazione dell’’attiéké’, ottenuto dal tubero manioca, alimento base della popolazione. Ci occupiamo di questo progetto perché, a causa della galoppante urbanizzazione della città di Abidjan, ci sono sempre meno terreni coltivabili a disposizione ed è sempre più difficile trovare la quantità sufficiente di tuberi, che permetta la sopravvivenza di migliaia di famiglie. Il comune rurale di Songon, è situato lungo la laguna e dispone quindi di acqua a sufficienza ed i suoi terreni sono estremamente fertili per la coltivazione della manioca. La zona ha, dunque, un forte potenziale economico costituito dalla ricchezza delle risorse naturali. Tuttavia, per la mancanza di mezzi e di capacità organizzativa, la popolazione non è ancora in grado di far fruttare queste ricchezze.”
“Le donne che si trovano ancora in condizioni di grande povertà e miseria, mancanza di igiene ed istruzione, con la costituzione della loro cooperativa hanno dimostrato la grande volontà di uscire da questo vicolo cieco ed impegnarsi fattivamente per lo sviluppo di questa zona ed il miglioramento della loro condizione.

Da parte sua, il sindaco, apprezzando questa iniziativa e riconoscendo l’importanza e l’impatto sullo sviluppo locale, ha donato un terreno coltivabile di circa 10 ettari. Resta la difficoltà delle donne ad organizzarsi professionalmente e la mancanza di mezzi per l’acquisto indispensabile di attrezzi, macchinari e per la costruzione di capanne.”
“Gli obiCarmen Seidelettivi del progetto sono quindi: unire la forza lavorativa ed organizzativa di molte donne; valorizzare e coltivare i terreni messi a disposizione dal comune per avviare, incrementare e consolidare la capacità produttiva autonoma e duratura della manioca; creare un sistema di commercializzazione che permetta competitività; infine, creare un economia locale stabile e, soprattutto, crescente.”
“Ci sono anche degli obiettivi sociali in questo progetto: primo fra tutti l’organizzazione delle risorse umane, che è la principale potenzialità per lo sviluppo della regione. Ogni donna avrà il suo ruolo ben preciso all’interno della cooperativa che va dalla coltivazione, raccolta e lavorazione della manioca fino alla gestione, amministrazione e promozione: il progetto quindi prevede anche la formazione, l’alfabetizzazione ed il transfer di know-how.”
“L’impegno femminile in Africa è alla base del sistema familiare e tribale e la valorizzazione del ruolo della donna e della sua capacità comportano anche benessere per tutta la popolazione e delle sue condizioni generali di vita. Riteniamo che sia importante anche che si svolgano dei corsi di formazione, che affronteranno alcune importantissime tematiche: la promozione di una sana gestione dell’ambiente, la sensibilizzazione nella pianificazione familiare, una maggiore consapevolezza sulle problematiche dell’igiene, delle malattie e non ultima, la prevenzione.”

Vittorio Formenti della Segreteria di Stato Vaticana - anche quella della donna africana, frammentata e diversificata, è come una medaglia a due facciate, con infiniti problemi che, nell’anno dedicato alle pari opportunità, vedono ancora come un miraggio lontano il raggiungimento della parità. In occidente pari opportunità significa soprattutto inserimento della donna nel mondo dirigenziale e produttivo, significa emancipazione, realizzazionMons. Formentie personale, autonomia. Nei paesi africani è invece questione di vita, di sopravvivenza. Non esiste in Africa la donna che non lavora ed alla quale viene chiesta una forza doppiamente produttiva. La donna africana è madre- nutrice, il più delle volte con il carico di una famiglia assai numerosa, e donna produttrice.”
“Valore fondante naturalmente, per la donna africana, è quello della maternità. In Africa è quello per cui essa viene data in sposa e per la quale la famiglia riceve - caratteristica pressoché costante in tutto il continente - una dote dal marito. Ma si può ben comprendere come le condizioni dì vita locale trasformino tale valore come un bene perennemente a rischio, e nel contempo quanto le gravidanze e i parti siano a loro volta un pericolo sempre più grave per le loro vite, rese fragilissime dalle pesanti fatiche quotidiane. Si sa che le ragazze vengono date come spose appena dopo la prima mestruazione, cominciando a fare figli quando sono ancora poco più che bambine. Se si aggiunge tale fatto alla frequenza delle gravidanze e al fatto che la donna incinta non ha diritto al riposo, continuando a lavorare talvolta fino a pochi giorni prima del parto, si ha come conseguenza un tasso altissimo di mortalità. Si calcola in 160.000 il numero delle donne africane che muoiono ogni anno durante o subito dopo il parto, o dopo aborti clandestini ad alto rischio. Per non parlare delle complicazioni che possono seguire il parto, le infezioni e le malattie che una pressoché assente copertura sanitaria non riesce a prevenire, men che meno a curare. Per non parlare delle spaventose condizioni igieniche dovute alla pressoché totale assenza di bagni e di acqua. Per non parlare del bassissimo livello di istruzione della donna africana.”
“Gli esperti - sono dati forniti dalle Nazioni Unite - attestano che i progetti a vario livello, nazionale ed internazionale, posti in atto per porre un freno ad una maternità non responsabile non hanno quasi mai colto l’obiettivo, anche perché nella mentalità comune la donna sterile viene di fatto emarginata. Merita un accenno anche la pratica barbarica dell’infibulazione, che vede le donne africane al vertice delle statistiche mondiali delle vittime di tale piaga.”
“Il cahier des doléances sarebbe lunghissimo. Ma non dobbiamo piangerci addosso, e nemmeno compatire tanta sofferenza con le solite, scontate geremiadi. Necessita cogliere occasioni di riscatto sociale, per alimentare una speranza, che AEREC concretamente materializza fin dalla sua fondazione in generosi progetti di sviluppo. Le donne africane del ventunesimo secolo sanno anche organizzarsi per contrastare l’inerzia dei poteri pubblici e i risultati sovente solo teorici delle politiche di sostegno. Esse sanno riunirsi, parlare e discutere puntando sulla solidarietà internazionale che, grazie alla provvidenza, non manca.”

Il Prof. Roberto Tassinari ha parlato nella sua veste di Presidente dell’Associazione Italia-Sudan che da diversi anni è attiva nel favorire il processo di sviluppo economico, industriale e sociale dei Paesi africani sub-nilotici ed equatoriali. In virtù di tali esperienze, il Prof. TassinTassinariari è stato recentemente nominato Ambasciatore dell’AEREC per il Sudan. “I Paesi dei quali si occupa l’Associazione che presiedo sono Paesi nei quali gli effetti di un miope colonialismo si sono fatti maggiormente sentire, lasciando profonde ferite nel tessuto sociale che ancora stentano a rimarginarsi, nonostante l’Italia abbia partecipato, con risultati spesso positivi al processo di sviluppo in Africa, dove abbiamo costruito importanti infrastrutture, e dove ci siamo prodigati con lusinghieri risultati soprattutto in campo medico e sociale, con personale specializzato e volontario fornendo aiuti anche in campo alimentare.”
“In tutte queste lodevoli attività si è sempre dimostrata indispensabile l’opera delle ONG che, nella stragrande maggioranza e con poche eccezioni, hanno contribuito in maniera determinante all’implementazione ed alla realizzazione pratica dei progetti. Penso, tra le altre, a Missione Futuro ONG che ha saputo realizzare diversi progetti in Costa d’Avorio e in Camerun, oltre ad averne appoggiato degli altri, in altri paesi africani. L’azione di una ONG qualificata diventa ancor più indispensabile soprattutto quando ha dato prova di saper affrontare le tematiche per lo sviluppo attraverso un’ottica concreta ed efficace: tornando all’opera di Missione Futuro, debbo dire che la presidente Seidel ha saputo comprendere, nell’abbracciare il progetto del quale ha parlato prima il presidente Carpintieri, quanto incisivo ed importante fosse il contributo delle donne africane nell’attività delle popolazioni locali, ove gli uomini sono coinvolti in compiti riguardanti la sicurezza, o i conflitti tribali, come succede per esempio in Darfur. Le donne africane, quando non cadono vittime della violenza delle faide tribali, sono quindi coloro che mandano avanti la vita nei villaggi, che pensano ai bambini, alle pulizia, all’alimentazione ed all’igiene. E che spesso sono anche le uniche a procurare i mezzi di sostentamento per le loro famiglie.”
“La speranza di dare finalmente all’Africa una prospettiva di rinascita e di sviluppo vero e determinante, non può fare a meno della partecipazione attiva del mondo femminile. Ben vengano, quindi, le iniziative che coinvolgano le donne, nella consapevolezza che la lotta contro la povertà e per il miglioramento della qualità della vita non può prescindere dal loro contributo e dalla loro partecipazione attiva alla vita politica, economica e sociale. Vogliamo dunque valorizzare la capacità delle donne africane di fare ‘rete’ e soprattutto di contribuire alla costruzione della pace e della coesione sociale”

Lo scienziato e ricercatore Prof. Giulio Tarro, Presidente della Fondazione Teresa e Luigi De Beaumont Bonelli per le ricerche sul Cancro ha iniziato il suo breve intervento ringraziando il Presidente Carpintieri per “aver permesso che esprima la mia opinione su un argomento molto complesso e dai dati decisamente, Giulio Tarrocome hanno rivelato gli altri relatori, preoccupanti.”
"Il mio punto di vista – ha proseguito - è quello di un ricercatore che non si occupa solo di approfondire i misteri della terra, ma anche di lenire il dolore della gente. La mia esperienza in materia di Africa è legata in gran parte al lavoro che ho dovuto relazionare all’Organizzazione delle Nazioni Unite a New York riguardo l’esposizione delle donne all’Aids e la resistenza del sesso femminile alle terapie anti-retrovirali. In Africa, e più in generale nei Paesi del terzo mondo, le malattie che mietono più vittime sono ancora l’AIDS, la malaria e la tubercolosi. E soprattutto la povertà, la peggiore delle malattie, per la quale 500 milioni di persone muoiono, tra i quali 200 milioni di bambini. Per l’AIDS, fortunatamente, sono stati scoperti nuovi farmaci e proprio l’anno scorso è stato erogato e quindi licenziato il nuovo vaccino contro il papilloma virus, seconda causa di morte delle donne al mondo. Però ad oggi, risulta essere il vaccino più costoso al mondo, per cui non siamo in grado di sapere quanto si potrà diffonderlo nei Paesi in via di sviluppo. Intervenire sul piano sanitario, come pure stanno facendo l’AEREC e Missione Futuro, è ancora molto importante per alimentare nuove speranze per le donne di questi Paesi”.

A seguire, l’intervento della professoressa Maria Rita Gismondo, Presidente della Fondazione Donna a Milano onlus e Direttore della Cattedra di Microbiologia Clinica dell’Università di Milano.
“Vorrei innanzitutto focalizzare l’assurdità legata al patrimonio femminile africano. Le donne africane lavorano in media 17 ore al giorno. Sono coloro che si caricano, del dramma dell’AIDS e della continuità della specie perché oggi si registra in Africa un vuoto generazionale dovuto alle morti delle fasce più produttive. Rimangono, quindi, le donne anziane - che sono comunque molto giovani rispetto alle nostre nonne - e i bambini. Molti orfani, tuttavia, sono vittime del traffico di organi e dei bambini. Sono anch’io convinta che il futuro dell’Africa passi dal futuro delle sue donne. Però bisogna sapere che l’enorme forza lavoro rappresentata dalle donne, cheMaria Gismondo in alcune zone dell’Africa è pari al 70% viene contraddetta dalla politica economica dei paesi per cui il credito affidato a loro è pari all’1,5% rispetto al totale del credito del Paese. Risulta, quindi, esserci poca fiducia economica nei confronti della reale forza produttiva dell’Africa. Le Missione Futuro Mons. Vittorio Formenti della Segreteria di Stato - Vaticano Il Prof. Giulio Tarro, Presidente della Fondazione Teresa e Luigi De Beaumont Bonelli per le ricerche sul Cancro La Prof.ssa Maria Rita Gismondo, Presidente della Fondazione Donna a Milano onlus e Direttore della Cattedra di Microbiologia Clinica dell’Università di Milano Il Prof. Roberto Tassinari Presidente dell’Associazione Italia-Sudan donne, inoltre, stanno vivendo un’altra importante e drammatica realtà: quelle rimaste vedove perché i loro mariti sono morti a causa dell’AIDS, sono costrette a sposare il cognato per mantenere la terra. Questo è un dramma sociale, oltre ad essere un annullamento della propria dignità.”
“Approfitto dell’occasione, per parlare di Donna Milano onlus, che 4 anni fa è partita da un progetto di minicredito con un capitale di tre milioni di lire. Le donne africane hanno comprato dei semi per piccole coltivazioni e, in questi anni, grazie alla loro operosità, il capitale risulta moltiplicato del 300%. Stop, quindi, a ciò che viene dato all’Africa in maniera non controllata. Ci sono ammassi di cibo e medicine non distribuiti. Dall’altra parte c’è pure un Africa produttiva. Aiutiamola a crescere di benessere e managerialità. Tutto ciò avverrà soltanto se l’occidente permetterà che l’Africa possa diventare un grande continente.”

L’on. Giuseppe Galati, Segretario di Presidenza della Camera dei Deputati e Presidente della Fondazione I Sud Del Mondo Onlus ha iniziato il suo intervento ringraziando i presidenti Carpintieri e Seidel per averlo voluto “partecipe di questo importante incontro, in cui discutere il futuro del continente africano, ed in special modo il futuro delle donne. La fondazione che ho l’onore di presiedere ha aderito con entusiasmo all’iniziativa, per portare un contributo fattivo a quei sud che sento di rappresentare.”
“Oggi la Fondazione I Sud del Mondo onlus è qui per un ambizioso progetto che si fonda suGalatilla solidarietà, in primo luogo, e sui principi stessi della Fondazione. Essa infatti aderisce pienamente al progetto essendo lo scopo principale della fondazione stessa la realizzazione di progetti mirati alla crescita delle aree in ritardo di sviluppo dei diversi Sud del mondo. Non potevo dunque che portarvi il mio contributo. È infatti nei nostri programmi l’aggregazione di soggetti che individuano nel ‘bilancio sociale’ uno dei valori fondanti della propria attività. Progetto portante della Fondazione è la divulgazione dell’esperienza maturata in Italia nella gestione delle politiche sugli incentivi alle imprese, nell’elaborazione di programmi di sviluppo, nella scelta delle metodologie più idonee ad agevolare la crescita dei vari Sud del mondo e il benessere dell’uomo. Sul piano più strettamente operativo, la Fondazione I Sud del Mondo si prefigge di partecipare ad iniziative di aiuto umanitario verso soggetti componenti di collettività nazionali o estere in oggettivo stato di svantaggio economico. Unitamente ad altre realtà del mondo dell’associazionismo, di quello imprenditoriale e finanziario, laico o confessionale, si intende poi dar corpo ad una molteplicità di interventi di sostegno e diffusione della cultura di supporto alla sviluppo sociale ed alla implementazione dTabongei processi di crescita economica.”

A conclusione della conferenza, i saluti di due Ambasciatori presenti, S.E. Michael Kima Tabong, Ambasciatore del Camerun in Italia e S.E. Kouamé Benjamin Konan, Ambasciatore della Costa d’Avorio presso la Santa Sede, i quali hanno espresso entrambi grande soddisfazione per lo spessore di tutti gli interventi e compiacimento per l’attenzione che l’AEREC e Missione Futuro ONG rivolgono ai loro Paesi e agli annosi problemi che li affliggono, con un impegno fattivo al quale da tempo hanno offerto la loro piena collaborazione.

Patrizia Tonin