La Presidente di Missione Futuro torna nel paese africano

La Costa d’Avorio, il paese ove Missione Futuro ONG sta sviluppando i suoi progetti umanitari più ambiziosi, è un Paese tormentato, e non solo dalla povertà e dalla guerra civile. Pubblichiamo gli appunti di viaggio della più recente spedizione della Presidente Carmen Seidel, che testimonia le enormi difficoltà che l’organizzazione sta incontrando per portare a compimento le iniziative intraprese.

7 Settembre
Giorno d’arrivo ad Abidjan. Un arrivo che si annuncia all’insegna dei problemi: al ritiro dei bagagli, infatti, mi accorgo che ne manca uno. Vengo aggredita dallo sconforto: alla partenza, infatti, ero riuscita ad accordarmi con la compagnia aerea per poter imbarcare un bagaglio di ben 61 chili divisi in tre borsoni. All’interno vi erano giocattoli, pennarelli, matite, borsellini, oggetti vari per i bambini, reggiseni per le donne, asciugamani per le suore, magliette – tutto pazientemente raccolto nelle ultime settimane ed in parte anche acquistato. Durante il volo, pregustavo il momento in cui avrei potuto fare una bella festa per i bambini più poveri del villaggio in vista dell’inizio della scuola; pensavo anche di organizzare una lotteria, sapendo che comunque il materiale non sarebbe bastato. Adesso tutto sembra sfumare. Sfiduciata, mi reco insieme ad un facchino che mi aiuta a trasportare gli altri due bagagli, all’ufficio reclami. Mentre l’impiegato sta raccogliendo i miei dati, mi sento chiamare al controllo dei bagagli in uscita. Qui trovo il borsone mancante, che un altro passeggero aveva ritirato per sbaglio e che è stato identificato grazie al cartellino. Ma i fastidi non sono finiti: i doganieri, infatti, impongono l’apertura del borsone, ciò che normalmente non accade più da diversi anni. Spiego loro che il contenuto è destinato ad aiuti umanitari. Una doganiera commenta: “Pennarelli così belli sarebbero aiuti umanitari secondo lei?” ed io le rispondo: “perché crede che i “vostri” bambini non se li meritino?”. Al parcheggio dell’aeroporto, insieme alle due suore con le quali avevo viaggiato insieme, vengo fermata da un energumeno non in divisa che sostiene di dover fare un ulteriore controllo doganale. Mi infurio e gli dico che ho già passato tutti i controlli, ho già subito le perquisizioni ufficiali e che non sono nata ieri anche se sono bianca, che sto trasportando aiuti umanitari per il suo paese e che dovrebbe ringraziarmi e, alla fine, per tagliare corto, gli dico pure che sono una novizia e che mi deve lasciare in pace e mi allontano. Il traffico dall’aeroporto ad Abidjan è completamente bloccato, come sempre a quest’ora. E come sempre, il fumo degli scarichi dei camion, dei pullman e delle macchine diesel avvolge tutto. Stavolta, però, è più insopportabile del solito. Sento che mi lacrimano gli occhi, mi brucia la pelle del viso, mi pizzica la testa e avverto un po’ di nausea. Apprendo che pochi giorni prima una nave straniera ha scaricato al porto più di 580 tonnellate di rifiuti tossici. Le notizie al riguardo sono frammentarie, ma pare che ci siano già stati diversi morti e centinaia, forse migliaia di intossicati. Finalmente a casa delle suore dopo cena ricevo le visite dell’Abbé Akwadan, nostro insostituibile punto di riferimento in Costa d’Avorio, il costruttore Bamba, che si sta occupando del nostro presidio sanitario a Songon e Joseph Dempa che sta curando le pratiche presso il Ministero della Salute. Facciamo una breve riunione, rinviando all’indomani un’analisi più approfondita della situazione.

8 Settembre
Al mattino presto viene a prendermi Suor Mireil con la macchina, proveniente da Songon. Insieme, andiamo a fare la spesa per tutta la settimana in un supermercato moderno e ben fornito, come quelli europei. Solo che i prezzi sono altissimi. Mi chiedo come faccia a sopravvivere la popolazione con un stipendio medio di 60.000 CFA (circa 90 euro)! Dopo la spesa mi reco in taxi dal Dr. Oddo dell’Ufficio della Cooperazione Internazionale dell’Ambasciata Italiana con il quale sono rimasto in costante contatto dall’ultimo viaggio e che conosce bene i nostri progetti. Parliamo del cantiere di Songon, dove lui è stato già diverse volte e dei problemi che ci sono ancora da affrontare con i vari permessi, con il riconoscimento di Missione Futuro in Costa d’Avorio e dei containers che si trovano ancora in dogana. Con il Dott. Oddo, poi andiamo a fare visita a Sua Eminenza il Cardinale Bernard Agre, che è andato in pensione pochi mesi prima ma continua ancora con passione a seguire alcuni progetti umanitari, tra cui il nostro. Scopriamo che anche i containers contenenti gli 800 letti che ha ricevuto recentemente attraverso Missione Futuro dall’Aeronautica Militare Italiana sono ancora fermi in dogana in quanto il direttore di quest’ultimo e il direttore della dogana sono sotto inchiesta per lo scandalo dei rifiuti tossici. Mi auguro che durante i giorni della mia permanenza, la situazione possa sbloccarsi. Nel pomeriggio, riunione con il sig. Bamba, il costruttore, con il quale discutiamo su ciò che è rimasto da fare per completare il presidio sanitario. La raccolta delle piastrelle da parte di Antonio e Michele Baglio, nonostante le spese di trasporto dei containers, ci hanno consentito di risparmiare ben 11.000 Euro. In effetti la pavimentazione, insieme al rivestimento murale, erano le voci più onerose e proprio per questo, in attesa della donazione delle piastrelle, mi ero trovata costretta a sospendere temporaneamente i lavori. Adesso, però, dobbiamo riprendere e terminare entro l’anno, e in questo senso troviamo un accordo, sia operativo che economico. Poi partiamo per Songon. I posti di blocco sono meno numerosi dell’ultima volta che sono stata qui. Ci fermano una volta sola ma ci fanno proseguire subito alla vista del velo di Suora Mireil. Le novizie della missione di Songon ci accolgono festose. Hanno già pronta la cena e la mia stanza. Ma quest’ultima è rimasta disabitata per troppo tempo, per cui è infestata da zanzare. Dormo malissimo. Fra le zanzare, il vento forte, le onde della laguna, i passi dei guardiani, i versi degli uccelli e quelli degli animali.

9 settembre
Al mattino, vado subito a fare un sopralluogo al cantiere del presidio sanitario. Noto che i pavimenti sono stati preparati per la posa delle piastrelle e che è stato predisposto un bagno esterno per i visitatori. Inizio a sentirmi meglio, almeno moralmente. Mi viene incontro un anziano del villaggio, papa Henri, che mi porta la “mia bambina”, Sabin ed il suo fratellino. Ritrovarci ed abbracciarci è una grande emozione: quanto è diventata bella, sembra una principessa! Parliamo anche della strada che è quasi impraticabile, piena di buche anche di 50 cm, che quando piove è completamente sotto acqua e Henri mi informa che il consiglio degli anziani (funziona così in Africa) sta decidendo se spianare questa vecchia strada o se creare una ex-nuova lungo i pali della luce che sta per arrivare. Mancano solo due pali e indagherò su questo ritardo. Nel pomeriggio, insieme alle suore, cataloghiamo ed etichettiamo tutti i regali che ho portato per i bambini. Sono tutte d’accordo con la mia decisione di fare una lotteria per assegnarli. Però dobbiamo distinguere fra maschi e femmine, piccoli, piccolissimi e scolari. I doni che ho con me, però, non sono pochi: ben 315 regali, più vestiario per neonati e le donne. Decidiamo che faremo la festa qui alla casa delle suore giovedì con i bambini più poveri scelti da papa Henri, anziché nella parrocchia che ne avrebbe richiamati troppi.

10 Settembre
È festa grande nel villaggio di Songon-Te, uno dei cinque villaggi che compongono Songon. Si festeggia la nomina a vescovo di Yamassoukro, la capitale politica della Costa d’Avorio, di Mons. Joseph Aké ma noi festeggiamo anche l’anniversario di sacerdozio del nostro Abbé Akwadan che coincide anche con il suo compleanno. Avevo già conosciuto Mons. Aké a Roma insieme al Cardinale Agre, e siamo entrambi felici di rivederci. La messa solenne si svolge nella piccola e malmessa chiesetta del villaggio, concelebrata dal vescovo, da Abbé Akwadan e da altri due preti, accompagnata come di consuetudine da canti e balli. Quando Missione Futuro viene citata, si leva un forte applauso e io provo una forte emozione. Durante il pranzo, si parla dell’inquinamento causato dall’arrivo dei rifiuti tossici. Suor Mireil è preoccupata per la sua famiglia di Abidjan perché tutti gli abitanti del suo quartiere sono stati costretti ad abbandonare le abitazioni. Apprendo che sono arrivati nel Paese dei tecnici francesi per fare dei prelievi e delle ricerche e che gli effetti nocivi sulle persone si manifesteranno nei prossimi 10 anni. La situazione politica in Costa d’Avorio è in una situazione di stallo. Il Governo è stato sciolto da poco in blocco dal Premier Ministro con l’accusa di negligenza e il paese è in rivolta. Durante la mia permanenza avrei dovuto incontrare tre Ministri, ma dubito che la situazione si ricomporrà in pochi giorni. Prima di addormentarmi, a lume di candela- sì, perché la luce qui non è ancora arrivata. Abbiamo un generatore che viene acceso un ora la mattina per il frigorifero e due ore la sera almeno per poter cenare e stirare qualche indumento e ovviamente per ricaricare il cellulare. Purtroppo consuma troppo gasolio ed il budget è quello che è - rifletto sulla vita e sulla dignità di queste persone che sanno accettare le difficoltà, adattandosi a condizioni di vita durissime. Qui tutti si aiutano a vicenda. Quando una mamma muore, ci sono le altre donne del villaggio che si prendono cura dei piccoli.

11 Settembre
Al mattino, facendo la spesa al mercato, passiamo in farmacia per prendere qualche medicamento per Suor Mireil, la quale ha quasi perso la voce e accusa mal di gola e di orecchio . Quando la farmacista apprende che siamo stati ad Abidjan ci costringe ad una visita medica. Il medico ci dichiara tutte e due intossicate e prescrive degli antistaminici, sciroppi e colliri per arginare i sintomi. Mamma mia quanto costano! Mentre siamo in giro ci chiama Suor Lilia chiedendoci se l’indomani possiamo recarci ad Abidjan per prendere le due novizie che stanno che lei e portarle a Songon. Ci informa anche che in città che l’aria è irrispirabile e che il numero dei malati aumenta ogni giorno. Io purtroppo non posso andare ad Abidjan perché ho già fissato appuntamenti con il sindaco, il costruttore e gli anziani del villaggio. Quando torniamo a casa troviamo una novizia con un attacco di malaria. Non riesce neanche a guardare il cibo per quanto sta male. Mireil le da subito la medicina abituale ed il paracetamolo che tiene sotto controllo la febbre ed i dolori muscolari.

12 Settembre
Suor Mireil, nonostante il suo stato di salute, parte di buon ora per Abidjan. Io vado nel cantiere, a riflettere su quanto è rimasto da fare. Oggi viene il costruttore in loco. I fermi dei responsabili del porto hanno rovinato i nostri piani, poiché le piastrelle per la pavimentazione sono rimaste bloccate in dogana, quando io avrei voluto assistere alla messa in posa. Dopo qualche ora vedo tornare Suor Mireil, ma è sola. Mi informa che le suore non hanno voluto lasciare Suor Lilia. M. Bamba arriva all’ora di pranzo. Pianta alla mano, gli spiego dove mettere le prese, quali devono essere i passaggi per i malati e quelli per i visitatori, la sala d’attesa, lo spazio per i parenti, la lavanderia esterna. Annullo qualche modifica precedentemente decisa per risparmiare ed accelerare i tempi. Affrontiamo anche il problema della sicurezza per quando arriveranno le piastrelle. Più tardi, gli anziani del villaggio mi garantiscono la sorveglianza di volontari 24 ore su 24. Alle 15 ho appuntamento con il sindaco. A lui chiedo ragione sul ritardo con il quale sta arrivando la luce, dal momento che mancano appena due pali. Il sindaco chiama immediatamente l’imprenditore che si doveva occupare dei lavori, mostrandomi i documenti e le ricevute dei pagamenti già effettuati. Pochi giorni dopo il mio rientro in Italia, Suor Mireil mi telefona per informarmi che stavano mettendo la luce nel cantiere. Missione compiuta. Discutiamo anche della strada, ora che gli anziani hanno deciso di fare una nuova strada più corta invece di spianare quella vecchia. Strada ovviamente non significa come da noi asfaltata, ma solo spianata che può essere fatta in meno di due giorni. Parliamo del preventivo estremamente alto e decidiamo di cambiare l’impresario, il quale verrà domani mattina per il sopralluogo. Comunque anche qui ottengo la promessa entro la fine del mese. Più tardi apprendo che gli altri “anziani del villaggio”, Barthelemy, Eugene, Jean Allali, Siméon che stavano partendo da Abidjan per raggiungermi, non riescono a trovare benzina in tutta Abidjan a causa dei recenti avvenimenti. È paradossale che le autorità invitino la popolazione ad abbandonare le proprie case, ma non facciano nulla perché ci sia benzina sufficiente a consentire l’evacuazione. Qui la benzina è ancora disponibile, così penso che sia il caso di farne una scorta per consentirci tutti gli spostamenti necessari; tra l’altro venerdì dovrò essere ad Abidjan per la costituzione di Missione Futuro Cote d’Ivoire ed è meglio non rischiare.

13 Settembre
Alle 8.30 esco con l’autista per prendere Papa Henri al villaggio che mi accompagnerà al comune dove mi concederanno la residenza onoraria di Songon. Sulla strada del ritorno, acquisto un paio di stivali che mi permetteranno di attraversare a piedi la foresta evitando i serpenti (si fa per dire: più tardi, apprendo che i serpenti si annidano anche in alto, tra gli alberi!). Dopo questa pioggia incessante di questa notte, la strada è ancora peggiorata. Le buche sono aumentate e sono piene di acqua. E’ un slalom continuo e nonostante la 4x4 spesso restiamo bloccati. La strada fra l’altro è anche molto stretta, e al bordo iniziano subito le piantagioni. Preferisco davvero di andare a piedi. Andiamo anche a prendere Sabin che oggi resterà per tutto il giorno con me. Accanto a lei c’è il piccolo fratellino che ha gli occhi tristi. Non me la sento di lasciarlo. Oramai ho capito che non ho solo una “figlia” ma anche il suo fratellino. Nel pomeriggio, giungono finalmente nel villaggio gli anziani che hanno trovato la benzina sufficiente per il rientro a Songon. Insieme a loro, ripercorriamo le tappe del nostro progetto di dotare il villaggio di un presidio sanitario: i problemi affrontati per ottenere il terreno ed il consenso dei villaggi per l’assegnazione, l’apertura del cantiere, le nostre difficoltà a reperire i fondi, l’interruzione per la guerra. Quindi discutiamo del futuro, della gestione del presidio e della sicurezza.

14 Settembre
Mentre le suore preparano i dolci per i bambini che parteciperanno alla festa del pomeriggio, io mi reco al villaggio a piedi attraversando la giungla e ammirando le coltivazioni di manioca, di pomodori e di banane. Quando arrivo al villaggio, trovo una folla radunata: è in corso il funerale di una ragazza e qui il rito funebre dura giorni interi coinvolgendo l’intera comunità. So già che stanotte risuoneranno i tamburi che accompagnano l’anima secondo la religione “animista”, non ancora abbandonata neanche dai cristiani. Tornata alla missione, aiuto le suore per gli ultimi preparativi. Alle 14, il giardino è già pieno di bambini. Sono oltre trecento, e qualque mamma. Una vera folla che cerchiamo di mettere in ordine ma è quasi impossibile, siamo solamente in sei. In qualche modo, comunque, riusciamo a distribuire i doni, oltre a dolci e bibite. E alla fine, a sera, la felicità e la soddisfazione hanno la meglio sulla stanchezza e la tensione. Il resto della serata la trascorriamo mettendo in ordine i documenti necessari per la costituzione di Missione Futuro Cote d’Ivoire, l’indomani ad Abidjan. È un passo molto importante per noi, indispensabile per la futura gestione del presidio, per i permessi, per la licenza per l’acquisto e la somministrazione di medicinali, per poter sdoganare in futuro i containers dal porto senza spese, per il progetto della cooperativa delle donne che stiamo portando avanti.

15 Settembre
Al mattino, siamo quasi sul punto di partire per Abidjan quando ci telefona Suor Lilia avvisandoci che durante la notte la situazione è precipitata e che è pressoché impossibile entrare in città. Nella zona dove avremmo dovuto recarci sembra abbiano scaricato altri rifiuti tossici. La gente ha barricato le strade per protesta. I miei impegni, ovviamente, vanno in fumo, compreso l’appuntamento che avevo con l’Ambasciatore italiano, appena rientrato dal nostro paese. La giornata prosegue in cantiere, dove nel frattempo sono stati scaricati la sabbia e il cemento per la posa delle piastrelle. Do le istruzioni per pulire e spianare il luogo ove andranno stoccate le piastrelle prima della messa in posa. Raggiungo alcuni anziani al villaggio, futuri membri di Missione Futuro, per individuare e stilare la lista dei futuri membri dell’associazione locale. Nel pomeriggio ci aggiorniamo sulla situazione ad Abidjan che resta confusa. Contiamo di poter comunque raggiungere la città l’indomani. Nel frattempo, in casa, è un continuo via vai di gente che viene a salutarmi.

16 Settembre
Al mattino partiamo per Abidjan. All’ingresso in città l’aria è irrespirabile e non solo per i rifiuti tossici ma anche per lo smog. Apprendo che la legge prescrive l’obbligatorietà delle marmitte catalitiche ma che la gente se le presta a vicenda solo per superare la revisione, perché montarle costerebbe troppo. Così praticamente nessuno rispetta le regole e nessuno fa nulla per farle rispettare. Finalmente iniziamo ad occuparci della costituzione della organizzazione locale, inserendo criteri ed obiettivi del nostro statuto italiano (scopo, patrimoni, cariche) nel formulario del Ministero. Passiamo quindi alla elezione dei componenti. Il Presidente sarà Marius Assemian, già console presso l’Ambasciata della Costa d’Avorio in Italia e che è stato ospite di alcune Convocazioni Accademiche dell’AEREC. Le altre cariche vengono distribuite tra Abbé Akwadan, la suora Mireil, due rappresentanti della procura, il presidente dei farmacisti, ed i rappresentanti dei villaggi di Songon. La Tesoriera è una donna molto energica, incorruttibile e che mi piace molto. Nella scelta degli altri membri, cerchiamo di equilibrare le persone in base alle professioni, assicurandoci la presenza di un avvocato, di un commercialista, di un farmacista, di un deputato, di un medico, di un contabile, di un imprenditore, di un commissario di polizia e così via. La mia funzione sarà quella di coordinatrice generale e di ispettrice, perché potendo essere poco presente non posso assumere cariche di presidenza, ma questa carica ci permetterà di controllare tutto e tutti anche dall’Italia. Oltre al Consiglio direttivo, avremo anche dei comitati di competenza. Il rientro a Songon avviene sotto un terribile acquazzone e dunque molto lentamente.

17 Settembre
La messa della domenica è dedicata alle vittime e ai malati di quella che ormai è considerata una vera e propria calamità. Durante la lunga messa, come sempre allietata da canti e balli, avverto un forte malessere fisico, nausea e vertigini. Il pomeriggio e la serata passano tra riunioni con gli anziani, una ultima ricognizione al cantiere, la preparazione per la partenza e i saluti.

18 Settembre
Giorno di partenza. In mattinata, ad Abidjan, sono attesa dall’Ambasciatore, dal Cardinale e dai membri di Missione Futuro di Cote d’Ivoire. Avrei voluto anche fare un salto al mercato della città per fare alcuni piccoli acquisti ma le mie condizioni fisiche sono peggiorate. Quando arrivo alla casa delle suore di Abidjan mi sento svenire, tremo e scopro di avere la febbre alta. Ci guardiamo tutte e non abbiamo bisogno di dirlo apertamente. Ho la malaria. Mentalmente ero già preparata a questa eventualità e già da tempo avevo acquistato le medicine necessarie che prendo subito, insieme al paracetamolo per la febbre ed i dolori articolari e muscolari che mi dà la suora. Nonostante il forte stordimento, confermo i miei appuntamenti, certa di potercela fare in qualche modo. In Ambasciata, sono a colloquio con il Dott. Oddo facendo il punto della situazione e poi vengo ricevuta dall’Ambasciatore che mi assicura la sua presenza per l’inaugurazione del presidio sanitario. Entrambi, mi danno alcuni utili consigli su come affrontare la malaria, essendoci passati tutti e due. Le mie condizioni non mi consentono di salutare il Cardinale, come avrei voluto. Il forte traffico mi costringe a partire per l’aeroporto in grande anticipo. L’aereo parte in ritardo a causa degli infiniti controlli.

19 Settembre
L’aereo non ha recuperato il ritardo e perdo la mia coincidenza da Bruxelles per Roma. Il volo successivo ha oltre 30 persone in lista di attesa, e sono costretta ad una attesa di 6 ore. La lunga permanenza in aeroporto mi vede vagare come una disperata, con la febbre alta e senza potermi liberare del bagaglio poiché non ci sono carrelli e le cassette di custodia sono rotte. Quando riesco finalmente a partire e il peggio sembra essere passato mi aspetta ancora una lunga attesa a Roma al nastro dei bagagli dove il mio, neanche a farlo apposta, arriva per ultimo.

Carmen Seidel